Arundhati Roy torna alla narrativa
con 'Il mio rifugio e la mia tempesta', un memoir intimo e
commovente che racconta com'è diventata la persona e la
scrittrice che è. In uscita in Italia a ottobre 2025 per Guanda,
è un viaggio nella storia di una nazione e di una scrittrice
attraverso la complessa e straordinaria relazione con sua madre,
il suo rifugio e tempesta.
"Ho scritto questo libro per tutta la vita" scrive Arundhati
Roy, vincitrice del Booker Prize nel 1997 con Il dio delle
piccole cose, che l'ha consacrata nel panorama internazionale.
"Forse - continua - una madre come la mia meritava una
scrittrice come me per figlia. Ma ugualmente una scrittrice come
me meritava una madre come lei".
Con il cuore a pezzi, all'indomani della morte della madre nel
2022, Roy inizia a scrivere per capire i sentimenti profondi e
contraddittori per quella donna carismatica dalla quale si è
allontanata all'età di diciotto anni "non perché non la amavo,
ma per poter continuare ad amarla". Un viaggio nell'infanzia
dell'autrice, negli anni che la portano alla scrittura e al
successo che coincide con la vittoria del partito nazionalista
indù, con le violenze e con la fine del suo matrimonio, con
l'urgenza di impegnarsi per le cause politiche ed ecologiche.
"Non è facile per me pensare che questa storia, in questo
momento, diventerà pubblica, ma nello stesso tempo mi rassicura
il fatto che sarà pubblicata dai migliori editori del mondo"
dice la grande scrittrice indiana, autrice anche numerosi saggi
di non fiction, selezionata al Man Booker Prize nel 2017 con il
romanzo Il ministero della suprema felicità, tradotto in più di
cinquanta lingue. Nel 2023 ha vinto il prestigioso European
Essay Prize for lifetime achievement, e nel 2024 il Pen Pinter
Prize per saper raccontare "urgenti storie di ingiustizia con
saggezza e bellezza".
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