La storia di resistenza e coraggio di un pastore corso rimasto da solo a proteggere la sua terra dal potere mafioso e dall'abusivismo edilizio: è un grido d'allarme contro l'indifferenza il film "Il Mohicano" di Frédéric Farrucci, che approderà in sala dall'8 maggio distribuito da No.Mad Entertainment. Al centro del film, presentato a Roma al Rendez-Vous Festival e in concorso nel 2024 a Venezia 81 nella sezione Orizzonti, c'è la Corsica, la cui bellezza selvaggia rischia di scomparire sotto i colpi della cementificazione: Joseph, uno degli ultimi pastori dell'isola, non cede alle pressioni della malavita che vuole costruire sulla sua terra un complesso residenziale. Quando per sbaglio uccide l'uomo mandato a intimidirlo, il pastore è costretto a fuggire e diventa preda di una caccia spietata: ma grazie al supporto della nipote, diventerà presto una leggenda sull'isola, simbolo di una resistenza ritenuta prima impossibile. Con una intensa e convincente interpretazione di Alexis Manenti, nel ruolo del protagonista, e di Mara Taquin, nei panni di Vannina, la nipote del pastore, "Il Mohicano" è un inno alla libertà e al coraggio di dire no alle ingiustizie.
"La cosa paradossale è che in Corsica siamo tutti discendenti dai pastori: ora si sta perdendo questa identità, in favore di un appiattimento da villaggio turistico. Ed è folle che i corsi, che sono a 11 km dalla Sardegna e che hanno sotto gli occhi come il paesaggio sardo sia stato deturpato dalla speculazione edilizia, non facciano nulla per proteggere la propria terra", dice all'ANSA Frédéric Farrucci. "La costa meridionale della Corsica ormai è invasa da ville, campi da golf, villaggi turistici: una zona sovrappopolata d'estate, ma che poi d'inverno viene abbandonata, con tante città fantasma", prosegue il regista, anche lui corso, "la nostra è un'isola straordinaria, che ora è minacciata da omologazione e appiattimento: le forze ultraliberali stanno andando verso uno sfruttamento turistico massiccio. Una legge esiste che vieta di costruire a meno di 300 metri dalla costa, ma viene aggirata, a volte anche con l'accordo delle autorità locali". Farrucci, dopo aver realizzato nel 2017 un documentario dedicato allo stesso tema, raccontando di "un pastore che si definiva l'ultimo dei Mohicani, un resistente, una anomalia del paesaggio" e che non aveva ceduto alle lusinghe del denaro, firma un film duro e poetico, dal forte messaggio politico, in bilico tra western e noir, in cui il ritmo è incalzante e i paesaggi non sono soltanto di una bellezza mozzafiato, ma diventano emblema di tradizioni millenarie. "Abbiamo girato il film prevalentemente nel sud, tra Portovecchio e Bonifacio, poi ci siamo spostati nella zona di Alta Rocca e infine a Ponte Leccia", racconta il regista, "è stato importante stare in quei paesaggi, girare in mezzo alle capre: questo ha aiutato gli attori e la troupe a comprendere cosa significhi essere un pastore in quella terra".
Quanto sono attivi i movimenti che si oppongono a questo sfruttamento massiccio? "Ci sono associazioni ambientaliste coraggiose ma ora sono sfinite perché non ottengono più risultati", afferma Farrucci, "ultimamente anche alcune associazioni antimafia si danno da fare, ma purtroppo non hanno sostegno politico".
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