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PressRelease - Responsabilità editoriale di NEW LIFE BOOK
Cirillo Ballardini, con il primo volume di “Silvester Dago e l’era dello Spirito Santo”, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo, si cimenta in un’impresa narrativa di ampio respiro, che combina magistralmente elementi di spy story, thriller geopolitico e romanzo di formazione, dando vita a un'opera corposa e densa di suggestioni. Fin dalle prime pagine si percepisce come l’autore abbia inteso creare non semplicemente un intreccio avvincente, ma un universo narrativo complesso, popolato da personaggi vibranti e da trame che si intrecciano sullo sfondo di un mondo contemporaneo minato da tensioni invisibili.
Un incipit crudo e drammatico segna subito il tono dell’intero romanzo: un mondo spietato, in cui il dolore, il tradimento e la perdita della speranza plasmano il destino dei protagonisti. Nel prologo, Ballardini introduce due elementi che saranno centrali in tutto il libro: l’intensità emotiva e la riflessione sulla natura umana davanti al male.
Silvester Dago, il protagonista, è tratteggiato con grande cura. È un personaggio complesso, forgiato da un passato difficile e da un presente in cui la responsabilità politica e il desiderio di riscatto personale si intrecciano senza sosta. Il tema dell’identità emerge con forza nella costruzione di Dago: un uomo che cerca di ascendere socialmente e moralmente, ma che è costantemente trascinato nelle zone grigie del potere, dove ogni scelta ha un prezzo da pagare.
Cirillo Ballardini riesce a rendere credibile e tridimensionale il contesto istituzionale e internazionale in cui si muove Dago: le descrizioni degli ambienti sono dettagliate senza mai diventare pedanti, capaci di evocare immagini vivide e immediate. Inoltre, l’intreccio tra finanza, politica e crimine costituisce il cuore pulsante del romanzo, e restituisce un’immagine della contemporaneità in cui il confine tra legalità e illegalità è labile e costantemente negoziabile. La narrazione, pur intrisa di un forte senso di realismo, si colora spesso di tinte noir e quasi esistenziali, sottolineando come, nel mondo descritto dall’autore, la verità sia un concetto relativo, plasmato dalle necessità del momento.
La capacità di dosare i momenti di azione e suspense con quelli di introspezione dimostra la precisione stilistica di Ballardini: nonostante la trama sia ricca di cospirazioni, tradimenti, trattative segrete e omicidi, c’è sempre spazio per riflessioni profonde sull’essere umano, sulla fiducia, sulla lealtà e sulla solitudine. Silvester, in particolare, appare costantemente in bilico tra la tentazione di cedere al cinismo e il desiderio, forse utopico, di agire secondo un codice morale. Questo conflitto interno conferisce al personaggio una straordinaria forza drammatica, rendendolo credibile e convincente anche nei suoi lati più contraddittori.
Il ritmo narrativo, pur senza mai diventare frenetico, mantiene alta l’attenzione del lettore attraverso questa sapiente alternanza di scene di azione e momenti di approfondimento psicologico. I dialoghi carichi di sottintesi, i silenzi pesanti, le mezze verità costruiscono una trama fitta in cui ogni parola può cambiare il destino dei protagonisti.
La prosa limpida ma non banale impostata dall’autore è capace di trasmettere tanto il dinamismo degli eventi quanto l’intensità delle emozioni. Alcuni passaggi si distinguono per la loro forza evocativa, come le descrizioni della Villa Castiglione, che diventa quasi un personaggio autonomo, simbolo del potere, della bellezza e della fragilità delle costruzioni umane. In particolare, l’uso di immagini naturali fortemente simboliche, come l’ulivo millenario di Capri, conferisce al romanzo una dimensione quasi poetica, che amplifica il contrasto tra la violenza degli eventi e la serenità apparente dei luoghi.
A dare ulteriore spessore al romanzo è l’intreccio tra eventi di fantasia e riferimenti storici e geopolitici reali. Le connessioni tra mafia italiana, servizi segreti russi, terrorismo internazionale e traffico di stupefacenti sono descritte in modo estremamente credibile. Questo conferisce alla narrazione un forte senso di autenticità e aumenta il coinvolgimento del lettore, che viene trascinato in un mondo dove la verità ufficiale è solo una versione fra le tante.
Anche la costruzione della tensione emotiva è gestita con notevole maestria. La disperazione muta del principe Mohammed, l’ambiguità di Ibrahim Abdullah, il paternalismo sinistro di Semjon Leskov: sono tutte figure che incarnano diverse sfumature del potere e della sua corruzione. Ballardini sembra suggerire che il vero scontro non sia tanto tra buoni e cattivi, quanto tra diversi modi di concepire il rapporto tra forza e giustizia, tra fedeltà e tradimento. In questo senso, il romanzo si inserisce nella tradizione della grande narrativa politica e morale, mantenendo una propria originalità di tono e di ambientazione.
Un elemento particolarmente interessante è il tema della fragilità delle relazioni umane. Silvester Dago, pur circondato da colleghi e alleati, è un uomo profondamente solo. I suoi rapporti, siano essi amorosi, di amicizia o professionali, sono segnati da una costante incertezza, da un senso di precarietà che rispecchia il clima generale del romanzo. Questa intima solitudine, tuttavia, non viene mai descritta in modo patetico: al contrario, rappresenta la condizione esistenziale naturale di chi opera in un mondo dove la verità è un lusso e la fiducia una moneta rara.
È inoltre apprezzabile come Ballardini riesca a mantenere un equilibrio tra il disincanto necessario a raccontare certe dinamiche e una sottile vena di speranza. Nonostante tutto, nonostante le ombre che avvolgono il protagonista e il mondo in cui si muove, permane una tensione verso una possibile redenzione personale. È questo, forse, il vero motore nascosto del romanzo: la lotta contro il cinismo, contro la tentazione di arrendersi all’idea che nulla possa davvero cambiare.
In definitiva, “Silvester Dago e l’era dello Spirito Santo” si presenta come un’opera matura, ambiziosa, capace di coinvolgere il lettore non solo sul piano dell'intrattenimento, ma anche su quello della riflessione. La capacità di Cirillo Ballardini di costruire un intreccio solido, popolato da personaggi sfaccettati, e di inserirlo in un contesto politico e sociale riconoscibile, è senza dubbio uno degli elementi che rendono questo romanzo non un semplice thriller, ma una meditazione più ampia sul nostro tempo.
La sensazione che lascia dopo la lettura, è quella di aver intrapreso un viaggio difficile e affascinante nei meandri dell’animo umano e dei sistemi di potere che governano il mondo moderno. Ballardini riesce a ricordarci che, in un'epoca segnata dall'incertezza e dalla perdita dei valori tradizionali, l’eroismo non risiede più nei gesti eclatanti, ma nella resistenza quotidiana al compromesso morale. Silvester Dago emerge così come un eroe imperfetto, fragile e per questo straordinariamente umano, destinato a lasciare un segno profondo nella memoria dei lettori.
Un romanzo intenso, avvincente e coraggioso, che segna l’inizio di una saga destinata a crescere volume dopo volume, proprio come il suo protagonista: alla ricerca ostinata di una luce, pur consapevole di dover camminare, spesso, in “luoghi e regioni fuori dalla grazia di Dio”.
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