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ANSAcom - In collaborazione con Emsos
"La possibilità di guarire da un tumore muscolo scheletrico oggi è concrete, reale. E si è passati dalla prospettiva se salvare o meno un arto a concentrarsi sulla qualità della mobilità che si garantisce al paziente, che nella grande parte dei casi sopravvive alla diagnosi, un tempo con prognosi infausta quasi certa, di tumore maligno. Ora le percentuali si sono ribaltate e in 9 casi su 10 il nostro paziente sa che guarirà". Parole di speranza che arrivano dal professore Pietro Ruggieri direttore della Clinica Ortopedica dell'Azienda Ospedale/Università di Padova, e già presidente dell'European Musculo-Skeletal Oncology Society, a margine dell'apertura della tre giorni del congresso dell'Emsos, la Società Europea di Oncologia Muscolo-scheletrica che rende Padova capitale fino a mercoledì 30 maggio di questa branca della medicina. Il congresso richiama nella città del Santo oltre 700 esperti provenienti da tutti i continenti, richiamati a Padova da una scuola, quella italiana ed Emiliano/Veneta in particolare che sa essere al passo dei primissimi centri per qualità della ricerca medica del mondo.
"In questo senso, il congresso di Padova - aggiunge Ruggieri - è il riconoscimento che in Europa ora siamo in grado non solo di tenere il passo ma anche di ricevere medici da diverse parti del mondo non europee nelle nostre sale operatorie dove vengono a formarsi; siamo di fronte ad una rivoluzione positiva in sala operatoria: dove fino a non molti anni fa in prevalenza si amputava per salvare il paziente, ora grazie ai nuovi trattamenti sistemici con interventi di radio e chemio sempre più mirati e grazie alle diagnosi sempre più precise e precoci grazie all'imaging, riusciamo a non solo far guarire il paziente, ahimè non in tutti i casi sia chiaro, ma nella loro maggioranza. E oltre a salvare la vita del paziente che fino a poco più di un decennio fa aveva più chance di non sopravvivere, la qualità della vita post operatoria si avvicina progressivamente a quella prima della diagnosi, con una funzionalità anche nel caso di operazioni molto invalidanti, pensando a quelle che riguardavano vertebre o bacino, da cui il paziente ora esce con la chance di una mobilità sempre migliore".
Oggi in caso di diagnosi di tumore muscolo scheletrico agli arti la probabilità di salvare l'arto è vicina o superiore al 90% dei casi. Ed è possibile permettere una funzionalità buona anche in caso di tumori molto invalidanti.
La 'demolizione' in sala operatoria - grazie al 3d printing, la stampa in 3d di protesi osteocompatibili che si adattano perfettamente alla morfologia del paziente - lascia spazio a sostituzioni che permettono il recupero delle funzionalità di base anche in pazienti con aggressioni importanti muscolo scheletriche da parte del tumore.
"Bacino, sacro e vertebre sono luoghi dove si interviene ora con la prospettiva di rendere invalidante al minimo l'esito dell'intervento - conclude il professore Pietro Ruggieri - questi tumori ci consentono inoltre di portare a guarigione il paziente con la speranza fondata di condizioni post intervento più che soddisfacenti non solo nella durata ma anche nella qualità della sopravvivenza post operatoria a 10 o più anni dall'intervento".
ANSAcom - In collaborazione con Emsos
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