Altri esami
delle acque del fiume Rovigo, invaso dai rifiuti di una
discarica degli anni '70 emersa a seguito di una frana a marzo,
confermano che non ci sono motivi di allarme. Lo rende noto
Arpat secondo cui lo "studio della comunità di macroinvertebrati
benthonici non evidenzia motivi di allarme rispetto ad eventuali
impatti dovuti alla presenza di rifiuti in alveo". Si tratta
della valutazione della qualità biologica "a seguito della
dispersione di rifiuti originata da una frana a Palazzuolo sul
Senio (Firenze) fatta in una 'stazione di campionamento
macrobenthos' a valle della frana. Questi ultimi prelievi
risalgono al 7 aprile, a circa 20 giorni di distanza dalle forti
piogge che hanno causato l'evento franoso.
Sono stati prelevati campioni a monte e a valle della frana e
del riversamento dei rifiuti nell'alveo, per fare un confronto.
Sono stati campionati macroinvertebrati acquatici, dai quali
possono ricavarsi eventuali inquinamenti. L'Arpat, esaminando
"la comunità macrobenthonica" definisce la qualità biologica del
fiume in uno stato ecologico 'buono'. Quindi "non emergono
motivi di allarme rispetto ad eventuali impatti dovuti alla
presenza di rifiuti in alveo, ad ulteriore conferma di quanto
emerso dalle analisi chimiche ed ecotossicologiche delle acque
del torrente Rovigo". Arpat ripeterà il monitoraggio all'inizio
dell'estate.
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