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I graffiti della Liberazione, 25 Aprile sui muri di Venezia

I graffiti della Liberazione, 25 Aprile sui muri di Venezia

Da 'W l'Italia Libera' allo 'Stellone di Garibaldi'

22 aprile 2025, 16:44

di Andrea Merola

ANSACheck
Venezia, i graffiti della Liberazione - RIPRODUZIONE RISERVATA

Venezia, i graffiti della Liberazione - RIPRODUZIONE RISERVATA

Riemergono come cicatrici nei muri di Venezia, vecchi di ottant'anni, i graffiti della Liberazione, incisioni di quel 25 aprile 1945 che, con l'insurrezione popolare, vide il Paese affrancarsi dal nazifascismo.

Un ricordo che è andato affievolendosi nella tradizione orale: sono pochi gli ultraottantenni, bambini di allora, che conservano le memorie di quei giorni, insufficienti a ricomporre una visione storica.

Eppure, nelle calli e sui ponti di Venezia quei segni ci sono ancora: sono incisioni sulla pietra o scritte a matita, come le molte esistenti che nel frattempo sono state cancellate dalla pioggia. In occasione delle celebrazioni "Venezia è libera. Festival della Resistenza", lo scrittore Alberto Toso Fei e la storica Desi Marangon, presenteranno il risultato della loro ricerca "Graffiti Resistenti, occupazione nazifascista, Liberazione e lotta politica testimoniati dalle pietre di Venezia" in un evento nella Scoletta dei Calegheri, il 24 aprile.

"I graffiti - afferma Desi Marangon - ci raccontano una storia dal basso, fatta di testimonianze labili e scritture effimere, ma importanti nel restituirci una memoria storica e inedita della città". Così, guardando attentamente, si può scorgere un 'W l'Italia Libera' scritto a lapis da un anonimo su un'arcata del chiostro nel cimitero monumentale di Venezia, nell'isola di San Michele; c'è anche la data, 28 aprile 1945, il giorno della liberazione di Venezia; fu infatti solo nella serata del 27 che il Cln locale proclamò lo sciopero insurrezionale per l'indomani.

Fin dalle prime ore del 28 aprile una folla di partigiani armati e gente comune si accalcò nelle calli adiacenti di una piazza San Marco ancora sotto il tiro dei soldati tedeschi e dei repubblichini: non vi fu spargimento di sangue. Grazie alla mediazione del patriarca, mons. Piazza, i tedeschi lasciarono la città entro sera, in cambio dell'impegno a non mettere in atto operazioni di distruzione degli impianti portuali. Ai repubblichini, assediati nel garage comunale di piazzale Roma e nel collegio 'Morosini', fu concesso di arrendersi alle truppe britanniche, prossime all'arrivo. Nell'isola di San Michele erano ricoverati gli sfollati del bombardamento alleato del 21 marzo. L'autore di 'W l'Italia libera' potrebbe essere quello stesso 'Rocco Pavone' che firmò, invece, a matita grassa, un'altra scritta sempre su una volta del convento, "Rifugiato incursione aerea' - intendendo più probabilmente 'sfollato' ndr. - Incisioni dalla Liberazione, ma anche simboli del dominio nazifascista: in campo San Francesco della vigna, è così visibile l'incisione in un masso di trachite di un "fascio littorio", forse ammonimento ad alcuni 'resistenti' che abitavano lì vicino; in Calla Rener, invece, sopra il numero civico 3433, si scorge "Platkommandantur', indicazione per la sede del comando germanico, attuale Museo Correr.

"A ottant'anni dalla fine della guerra i testimoni diretti sono ormai quasi tutti morti", riflette lo scrittore Toso Fei, "ma sui muri di Venezia esistono ancora graffiti che testimoniano quegli avvenimenti, dalla Liberazione fino al periodo immediatamente successivo". A questo periodo appartiene ad esempio lo 'Stellone di Garibaldi' della lista popolare del Pci di Togliatti e del Psi di Nenni, che corsero uniti alle elezioni del 1948. E' un graffito che ha un legame diretto con la stagione della Liberazione, perché l'autore, l'antifascista Mario Chivillò, scampò fortunosamente all'eccidio dell'estate 1944, la fucilazione per rappresaglia di sette antifascisti sulla allora riva dell'Impero, oggi riva dei Sette Martiri. Portato sul luogo della fucilazione, Chivillò - racconta Toso Fei - "fu risparmiato perché era l'unico operaio in grado di far funzionare l'impianto di riscaldamento del manicomio cittadino, nell'isola di San Servolo". 

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