Come ogni anno in occasione
dell'anniversario del 25 aprile, le autorità diplomatiche e
consolari italiane a Buenos Aires hanno celebrato oggi la Festa
della Liberazione, che quest'anno commemora gli 80 anni dalla
caduta del nazifascismo, deponendo una corona di fiori sotto il
monumento a Giuseppe Garibaldi, nell'iconica Plaza Italia della
capitale argentina.
Di fronte a rappresentanti della nostra collettività e delle
istituzioni civili e militari argentine, l'ambasciatore Fabrizio
Lucentini ha ricordato "il sangue dei martiri e di quanti si
sono opposti alla dittatura in Italia, quel sangue che ci ha
consentito il ritorno della libertà e della democrazia",
sottolineando che "l'eredità di quei giorni non deve essere
considerata un valore acquisito".
"La libertà, la democrazia e la pace si conquistano giorno
per giorno, per cui quella di oggi non è solo una celebrazione,
ma in realtà un memento per noi tutti affinché il nostro impegno
sociale, quotidiano sia a favore della pace, della libertà e
della democrazia", ha detto.
Nel suo discorso Lucentini ha rivolto un pensiero anche al
Papa Francesco "la cui scomparsa tocca più che altrove, qui,
nella sua terra natale e nella collettività italiana qui
presente, perché il Santo Padre rappresenta una figura simbolica
di quello che è stata l'immigrazione italiana in questo Paese".
Il console generale Carmelo Barbera ha sottolineato da parte
sua che l'anniversario della Liberazione "non può che spingerci
a una riflessione sul valore inestimabile della pace e della
libertà, che tanti italiani, uomini e donne, cercarono e
trovarono anche nel secondo dopoguerra proprio in Argentina,
ricambiando le opportunità generosamente loro offerte con
impegno, lavoro, e dedizione, senza mai dimenticare la patria
d'origine".
Presente alla cerimonia - oltre a delegazioni dei Comites,
dei Reduci, dell'Associazione Nazionale Alpini, e degli studenti
delle scuole italiane - anche la 96enne rappresentante delle
Madri di Plaza de Mayo, Vera Vigevani Jarach, vero e proprio
simbolo della lotta a tutte le dittature, la cui famiglia di
origini ebree dovette fuggire dall'Italia in Argentina nel '39
per l'approvazione delle leggi raziali, e la cui figlia venne
sequestrata e fatta scomparire nel '76 dalla dittatura militare.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA