C'è qualcosa di
straordinariamente umano nel modo in cui il cineasta Alain
Ughetto racconta la storia della sua famiglia nel film 'Vietato
ai cani e agli italiani'. Non solo per il soggetto -
l'immigrazione italiana di inizio Novecento, segnata da fatiche,
sogni e umiliazioni - ma per il gesto stesso con cui sceglie di
raccontarla: un'animazione artigianale, plasmata con le sue
mani, costruita con materiali semplici, quasi umili, come le
vite che evoca. Argilla, legno e carbone diventano personaggi,
paesaggi ed emozioni.
Attraverso un dialogo immaginario con il padre defunto, il
regista intreccia una narrazione al tempo stesso intima e
collettiva. La memoria familiare si trasforma in memoria storica
e il passato, lungi dall'essere un rifugio nostalgico, diventa
materiale vivo e interrogativo. È un cinema che non grida ma
ascolta, che non illustra ma evoca. Ogni gesto narrativo è
misurato, rispettoso, animato da una tenerezza che non cerca mai
il compiacimento.
Presentato all'IICinemaRio Panorama, il film si inserisce
naturalmente tra le opere capaci di unire forma e sostanza.
Promossa dall'Istituto Italiano di Cultura di Rio de Janeiro,
ItalCam, e Associazione 'Il Sorpasso' in collaborazione con
Pandora Filmes e Risi Film Brasil, l'opera sarà proiettata (con
ingresso gratuito) al Teatro Italia ( Av. Pres. Antonio Carlos,
40), il 30 aprile alle 18,30.
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