Assistenza ai milioni di discendenti
di italiani nel mondo, proiezione economica, messaggi di pace e
dialogo. Sono tre aspetti fondamentali della diplomazia
culturale, che è uno dei cardini della politica estera italiana,
e la promozione della nostra lingua è uno strumento chiave in
questa strategia. Lo ha spiegato il viceministro degli Esteri
Edmondo Cirielli alla prima Conferenza delle scuole italiane
all'estero che si svolge al Maxxi a Roma.
"Noi abbiamo circa 70-80 milioni di figli di discendenti dei
nostri migranti, e questo di per sé già diffonde in tutto il
mondo la lingua italiana, dall'Africa all'America Latina, fino
all'Australia. E la diplomazia si occupa di questo, perché
innanzitutto ha il dovere di fornire un servizio ai cittadini
che vivono all'estero, a quelli che lo possono diventare, ma
anche a quelli che non possono ottenere la cittadinanza" ma
hanno comunque un legame di discendenza con l'Italia, ha
spiegato Cirielli.
Poi c'è l'aspetto della "diplomazia economica: siamo un Paese
dell'export e mantenere un legame culturale tra l'Italia e il
resto del mondo è un modo per promuovere anche la diffusione dei
nostri prodotti e per favorire il turismo nel nostro Paese", ha
aggiunto. "Terzo aspetto, la nostra indole diplomatica e
pacifica, l'amore che c'è in tutto il mondo per la nostra
cultura e la nostra lingua può creare un legame. E noi con
questa forza abbiamo l'opportunità unica di portare parole di
pace, solidarietà, amicizia anche in questa epoca di grandi
turbolenza", ha sottolineato il viceministro.
Per promuovere tutto questo il lavoro delle scuole italiane
all'estero "è importantissimo", ha assicurato Cirielli, ponendo
l'accento anche su altro punto: "Noi siamo una nazione che ha
bisogno di immigrazione e se qualcuno si prepara nelle nostre
scuole può in seguito venire a lavorare in Italia con una
formazione, in un circuito legale".
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