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Cirielli, lingua italiana strumento di diplomazia culturale

Cirielli, lingua italiana strumento di diplomazia culturale

A Roma la prima conferenza delle scuole italiane all'estero

ROMA, 14 aprile 2025, 11:21

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Assistenza ai milioni di discendenti di italiani nel mondo, proiezione economica, messaggi di pace e dialogo. Sono tre aspetti fondamentali della diplomazia culturale, che è uno dei cardini della politica estera italiana, e la promozione della nostra lingua è uno strumento chiave in questa strategia. Lo ha spiegato il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli alla prima Conferenza delle scuole italiane all'estero che si svolge al Maxxi a Roma.
    "Noi abbiamo circa 70-80 milioni di figli di discendenti dei nostri migranti, e questo di per sé già diffonde in tutto il mondo la lingua italiana, dall'Africa all'America Latina, fino all'Australia. E la diplomazia si occupa di questo, perché innanzitutto ha il dovere di fornire un servizio ai cittadini che vivono all'estero, a quelli che lo possono diventare, ma anche a quelli che non possono ottenere la cittadinanza" ma hanno comunque un legame di discendenza con l'Italia, ha spiegato Cirielli.
    Poi c'è l'aspetto della "diplomazia economica: siamo un Paese dell'export e mantenere un legame culturale tra l'Italia e il resto del mondo è un modo per promuovere anche la diffusione dei nostri prodotti e per favorire il turismo nel nostro Paese", ha aggiunto. "Terzo aspetto, la nostra indole diplomatica e pacifica, l'amore che c'è in tutto il mondo per la nostra cultura e la nostra lingua può creare un legame. E noi con questa forza abbiamo l'opportunità unica di portare parole di pace, solidarietà, amicizia anche in questa epoca di grandi turbolenza", ha sottolineato il viceministro.
    Per promuovere tutto questo il lavoro delle scuole italiane all'estero "è importantissimo", ha assicurato Cirielli, ponendo l'accento anche su altro punto: "Noi siamo una nazione che ha bisogno di immigrazione e se qualcuno si prepara nelle nostre scuole può in seguito venire a lavorare in Italia con una formazione, in un circuito legale".
   

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