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Putin ordina 3 giorni di tregua. Trump: 'Sia permanente'

Putin ordina 3 giorni di tregua. Trump: 'Sia permanente'

Dall'8 al 10 maggio. Zelensky: 'Solita manipolazione'. Lavrov: 'La Crimea russa è un imperativo'

28 aprile 2025, 21:41

Alberto Zanconato

ANSACheck
Ucraina: raid russo a Pavlohrad © ANSA/AFP

Ucraina: raid russo a Pavlohrad © ANSA/AFP

Una nuova tregua di tre giorni, dall'8 al 10 maggio: è questa per ora la risposta di Vladimir Putin alle sollecitazioni di Donald Trump, che era tornato nelle ultime ore a chiedergli di "smettere di sparare, sedersi e firmare un accordo" per la fine dei combattimenti. Troppo poco, fa sapere la Casa Bianca, secondo la quale quella che il presidente americano chiede è "una tregua russo-ucraina permanente". Stessa reazione da Kiev. "Se la Russia vuole davvero la pace, dovrebbe cessare immediatamente il fuoco", per "30 giorni" e non solo tre, ha affermato il ministro degli Esteri, Andriy Sybiga. Il segnale è stato lanciato da Putin dopo le nuove dichiarazioni che esprimono tutta la frustrazione di Trump.

 

Questo secondo cessate il fuoco - dopo quello di 30 ore per Pasqua - dovrebbe coprire non solo il 9 maggio, quando in Russia si festeggerà l'80/o anniversario della vittoria sul nazifascismo, ma anche l'8, quando lo stesso evento sarà celebrato in Ucraina. "La Russia ritiene che la parte ucraina seguirà questo esempio", ha detto Putin. Ma in caso di violazioni, le forze armate di Mosca "daranno una adeguata ed efficace risposta". 

Video Trump: 'Putin smetta di sparare e firmi l'accordo'

Durante la tregua pasquale le parti si erano accusate reciprocamente di numerose violazioni, ma avevano riconosciuto entrambe una significativa riduzione dei combattimenti. Nella dichiarazione di cessate il fuoco, Putin ribadisce "la sua disponibilità a negoziati di pace senza precondizioni, miranti ad eliminare le cause di fondo della crisi ucraina e all'interazione costruttiva con i partner internazionali".

Gli stessi concetti espressi dopo l'incontro in San Pietro fra Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, quando il presidente Usa aveva per la prima volta criticato duramente Putin accusandolo di "sparare missili in aree civili e città" e chiedendosi se non lo stesse "prendendo in giro". "Perché aspettare fino all'8 maggio? Se la guerra potesse essere fermata ora e la tregua mantenuta per 30 giorni - ha scritto Sybiga su X - sarebbe un vero passo avanti, non solo un gesto per una parata". Mentre la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha fatto sapere che Trump vuole un cessate il fuoco definitivo, ma esprime insoddisfazione nei confronti sia di Putin sia di Zelensky, chiedendo loro di sedersi finalmente al tavolo delle trattative. Lo stesso tycoon, del resto, non ha risparmiato ancora qualche punzecchiatura al presidente ucraino.

"Mi dice che ha bisogno di più armi, ma lo chiede da tre anni", ha detto, con apparentemente riferimento al colloquio in Vaticano. E poi è tornato ad affermare che ormai la Crimea è persa per l'Ucraina, "perché è stata data via da Barack Obama e Biden". E a chi gli chiedeva se il capo di Stato ucraino potrebbe accettare questa prospettiva, ha risposto: "Penso di sì". Zelensky, insomma, adesso è "più calmo" e "vuole un accordo", ha concluso Trump.

Non è chiaro se le affermazioni dell'inquilino della Casa Bianca riflettano reali segnali promettenti o semplicemente la sua impazienza. Di possibili trattative sono tornati a parlare in un colloquio telefonico Lavrov e il segretario di Stato americano Marco Rubio. Nella conversazione è stata sottolineata "l'importanza di consolidare i presupposti che stanno emergendo per avviare negoziati", ha detto il ministero degli Esteri di Mosca. Ma è impossibile sapere se dietro ai felpati toni diplomatici ci sia qualcosa di concreto. Lo stesso Lavrov, del resto, in un'intervista al giornale brasiliano O Globo, ha detto che "la palla" è nel campo di Kiev, che però finora "non ha dimostrato la sua capacità di negoziare". Per farlo, affermano all'unisono Lavrov e il Cremlino, l'Ucraina dovrebbe per prima cosa revocare il decreto presidenziale firmato nel settembre del 2022, e tuttora in vigore, che vieta negoziati con Putin. E comunque per Mosca, insiste Lavrov, rimane "imperativo" l'obiettivo di vedere riconosciuto a livello internazionale il suo possesso non solo della Crimea, ma anche delle quattro regioni russe che oggi le sue truppe controllano solo parzialmente: Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson. La mediazione che per ora l'amministrazione Trump si mostra determinata a portare avanti sembra dunque ancora in salita, mentre sul terreno si continua a morire. Tre persone sono rimaste uccise in un attacco russo su un villaggio nella regione di Donetsk, secondo l'ufficio del Procuratore regionale. E intanto il Wall Street Journal lancia un nuovo allarme sui presunti piani ostili di Mosca contro Paesi della Nato, scrivendo che a circa 160 chilometri dal confine con la Finlandia, nella città di Petrozavodsk, gli ingegneri militari russi stanno espandendo le basi dove il Cremlino prevede di creare un nuovo quartier generale dell'esercito per supervisionare decine di migliaia di soldati nei prossimi anni.  

 

Zelensky: 'Tregua di Putin un tentativo di manipolazione'

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky definisce la proposta di tregua di Putin "un tentativo di manipolazione". La ragione è che "tutti devono aspettare fino all'8 maggio e solo allora" ci sarebbe un "cessare il fuoco per garantire il silenzio" durante la parata del 9 maggio nella Piazza Rossa di Mosca, ha detto nel suo discorso serale.

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