"Jorge Bergoglio prima di diventare Papa pensava che la Chiesa dovesse avere l'audacia di uscire da se stessa e aprirsi alle periferie non solo geografiche, ma anche esistenziali, del peccato, del dolore e dell'ingiustizia, e per 12 anni alla guida della Chiesa ha incarnato quel messaggio". A ricordare Francesco nella sua terra è stato l'arcivescovo di Buenos Aires in una messa solenne di fronte alla cattedrale della storica Plaza de Mayo. E ad ascoltarlo - oltre ad autorità politiche, ecclesiastiche e rappresentanti diplomatici - erano soprattutto gli abitanti di quelle periferie dove Bergoglio aveva camminato incessantemente prima di lasciare l'Argentina.
"Era il nostro papa, prima di essere eletto viveva con noi", ha raccontato all'ANSA Ricardo, arrivato dalla baraccopoli conosciuta come Villa 21-24, nella periferia sud della capitale, portando in spalla una statua della Vergine di Caacupé. In quella baraccopoli, nel giovedì santo del 2008, l'allora arcivescovo di Buenos Aires si recò per la simbolica lavanda dei piedi, un gesto ripetuto anche a solo due giorni dalla morte nel carcere romano di Regina Coeli.
Julián, della parrocchia Nostra Signora di Itatí, nel distretto di Moreno, periferia ovest della capitale, è arrivato alla cattedrale alla guida di uno dei centinaia di gruppi che fanno parte della 'Dimora di Cristo', un'organizzazione nata per iniziativa di Bergoglio e che si occupa della riabilitazione dalle dipendenze. "Il Papa ci ha chiesto di 'fare casino' ('hagan lío'), di uscire dalle chiese e fare cose per gli altri, e questo è il messaggio che più abbiamo raccolto", ha detto.
Presente anche il barrio de Flores,' il quartiere dov'è nato il pontefice argentino e dove ha maturato la decisione di prendere i voti. "Siamo molto orgogliosi perché è da lì che ha deciso di iniziare il suo percorso nella Chiesa", ha spiegato Dinora, 19 anni, scout della parrocchia di San José de Flores, che del messaggio e della figura di Francesco raccoglie soprattutto "l'esempio dell'umiltà e l'andare contro le regole e il protocollo prestabiliti".
Chi non se l'è sentita di esserci nella messa di Plaza de Mayo è Maria del Valle Narvaja, nipote di Bergoglio da parte della sorella Berta. Non è riuscita a viaggiare a Roma e ha seguito il funerale dal suo appartamento nel quartiere di Belgrano, "E' molto difficile, preferisco rimanere nella mia parrocchia", ha detto, ricordando quando da piccola andava in cattedrale con il padre e la madre a trovare lo zio. L'ultima volta fu a febbraio del 2013, poco prima del conclave. "Ero diventata madre da poco e voleva conoscere mio figlio. Mi invitò a mangiare all'arcidiocesi e mi ricevette con il mio piatto preferito e un gelato", ricorda.
Conclusa la funzione religiosa di fronte alla Cattedrale il messaggio di Francesco 'hagan lío', è stato raccolto dalla moltitudine, e con un festoso rullo di tamburi ha preso il via la processione promossa dai preti delle baraccopoli, i cosiddetti 'curas villeros'. Una carovana snodata tra luoghi emblematici come ospedali, carceri, 'villas miseria' (così vengono chiamate le baraccopoli), e dormitori per i senzatetto, luoghi emblematici dove Bergoglio aveva predicato nel corso della sua vita.
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