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Nuova bufera su Hegseth, 'chat di guerra con i famigliari'

Nuova bufera su Hegseth, 'chat di guerra con i famigliari'

Via Signal a moglie, fratello e avvocato. Ma Trump lo difende

ROMA, 21 aprile 2025, 19:01

di Claudio Salvalaggio

ANSACheck
Nyt:  'Hegseth mandò chat di guerra anche alla moglie e al fratello ' © ANSA/EPA

Nyt: 'Hegseth mandò chat di guerra anche alla moglie e al fratello ' © ANSA/EPA

Nuovo scandalo al Pentagono: il segretario alla Difesa Pete Hegseth ha condiviso i dettagli di un attacco in marzo contro gli Houthi in una chat su Signal che includeva sua moglie, suo fratello e il suo avvocato personale. Si tratta di una seconda chat, dopo quella in cui aveva postato e commentato i piani di guerra contro i ribelli yemeniti con i vertici del team di sicurezza, presente anche il direttore di The Atlantic, Jeffrey Goldberg, inserito per errore. La sua posizione ora vacilla sempre di più, con i dem che rilanciano la richiesta di dimissioni, ma per ora Donald Trump lo difende: "Solo fake news, sta facendo un gran lavoro, chiedete agli Houthi".

L'interessato parla invece di "diffamazioni anonime di ex dipendenti scontenti sulla base di notizie vecchie". Ma la rivelazione di un'altra chat su Signal solleva ulteriori interrogativi sull'utilizzo da parte di Hegseth di un sistema di messaggistica non classificato per condividere dettagli di sicurezza altamente sensibili, peraltro anche con persone non titolate. La nuova chat ha coinvolto circa una dozzina di persone ed è stata creata durante l'iter di conferma di Hegseth per discutere di questioni amministrative. Ma poi il capo del Pentagono l'ha usata disinvoltamente e imprudentemente per condividere i particolari del programma degli attacchi aerei contro gli Houthi.

Tra i partecipanti la moglie Jennifer Rauchet, ex produttrice di Fox News - dove lavorava anche il marito -, che ha suscitato ulteriori preoccupazioni per aver assistito ad almeno due delicati incontri con alti ufficiali militari: il primo al quartier generale della Nato in febbraio, il secondo a marzo con il ministro della Difesa britannico John Healy e l'ammiraglio Tony Radakin, capo delle forze armate di Sua Maestà (il giorno dopo che gli Usa avevano annunciato il taglio dell'intelligence a Kiev).

Nella chat c'erano anche il fratello di Hegseth, che è l'uomo di collegamento del Dipartimento della Sicurezza Interna per il Pentagono, e il suo avvocato personale. Il nuovo scandalo arriva dopo il siluramento di tre alti dirigenti della Difesa nell'indagine sulla fuga di notizie riguardante la prima chat: il consigliere senior Dan Caldwell, il vice capo di gabinetto Darin Selnick, e Colin Carroll, capo di gabinetto del vicesegretario alla Difesa Steve Feinberg. "Siamo incredibilmente delusi dal modo in cui si è concluso il nostro servizio al Dipartimento della Difesa", ha scritto Caldwell su X, accusando ignoti funzionari del Pentagono di aver "diffamato la nostra reputazione con attacchi infondati". Ad alimentare la bufera anche l'ex portavoce della Difesa John Ullyot, dimessosi la scorsa settimana.

Il Pentagono è nel "caos totale" ed è improbabile che Hegseth rimanga al suo posto, ha detto, dipingendo un quadro di disfunzioni, pugnalate alle spalle e continui passi falsi ai massimi livelli del dipartimento. Ullyot ha anche accusato il team di Hegseth di "falsità" sul motivo per cui i tre alti funzionari sono stati licenziati la scorsa settimana, affermando che non avevano divulgato informazioni sensibili ai media. Intanto il Washington Post ha rivelato che tra il 2021 e il 2025, quindi sotto la presidenza Biden e poi quella di Trump, dipendenti della General Services Administration (Gsa) hanno condiviso per errore documenti sensibili tramite Google Drive con tutti gli 11.200 dipendenti dell'agenzia.

I file includevano planimetrie della Casa Bianca, dettagli di sicurezza come una porta blindata e informazioni bancarie. Alcuni documenti erano etichettati come Cui (Controlled Unclassified Information), quindi non classificati ma comunque riservati. L'incidente, che ha fatto scattare un'indagine interna, evidenzia gravi lacune nella gestione della sicurezza informatica e nella formazione del personale, anche se non sembrano esserci prove che i documenti fossero formalmente classificati. Tuttavia, secondo gli esperti, informazioni del genere non dovrebbero mai essere accessibili a così tante persone.
   

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