Il governo giapponese si appresta a
fare maggiori concessioni all'amministrazione Trump nell'ambito
delle trattative in corso con Washington sull'imposizione di
dazi, valutando un aumento delle importazioni di soia e mais
statunitensi.
Lo riferisce l'agenzia Kyodo che cita una fonte governativa a
conoscenza dei negoziati in concomitanza con la preparazione del
dossier, in vista della seconda visita del capo negoziatore
Ryosei Akazawa prevista il prossimo mercoledì alla Casa Bianca.
In questo modo il Giappone assorbirebbe l'eccesso di offerta
creato dal calo delle esportazioni statunitensi in Cina, a
fronte dell'acuirsi delle tensioni commerciali tra Washington e
Pechino, e di conseguenza Tokyo punterebbe ad ottenere maggiori
esenzioni in primo luogo sulle automobili, ma anche per
l'acciaio, l'alluminio e altri beni.
Secondo la fonte, il mais importato potrebbe essere
utilizzato come foraggio per gli animali, e convertito in
bioetanolo in Giappone. Nella prima tornata di colloqui tenuti a
inizio aprile nella capitale statunitense, Trump ha espresso
disappunto per il numero di automobili Usa importate in
Giappone, e ha esortato Tokyo ad aprire il proprio mercato a più
riso, carne e patate statunitensi. La proposta di espansione
delle importazioni di soia e mais statunitensi, riferisce la
fonte, "dovrebbe essere accolta con favore dagli Stati Uniti, in
quanto dirotterebbe in maniera consistente le importazioni
destinate alla Cina verso il Giappone". Secondo il dipartimento
dell'Agricoltura statunitense, nel 2024 la Cina era il maggiore
importatore di soia americana, e uno dei principali partner
commerciali per il mais. I recenti dati doganali cinesi,
tuttavia, hanno mostrato che a marzo le importazioni di mais
dagli Stati Uniti sono diminuite del 99% rispetto all'anno
precedente, e quelle di soia dell'11% in termini di valore, in
scia all'imposizione di dazi in successione. Per il Giappone,
gli Stati Uniti sono la principale fonte di importazione di mais
e soia, seguiti dal Brasile, e la nuova proposta significherebbe
sollecitare le confederazioni agricole nazionali una maggiore
cooperazione per "dare la priorità ai prodotti dagli Stati Uniti
rispetto al Brasile".
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