Il suo nome acclamato ancora una volta tra le celle di Regina Coeli. Come quando poco più di una settimana fa Francesco, in carrozzina con il volto sofferente e un filo di voce, aveva trovato la forza di salutare quegli stessi detenuti lo scorso giovedì santo.
L'incontro in quel carcere, luogo simbolo di sofferenza, è stata la sua ultima visita fuori dalle mura vaticane. E in queste ore da Brescia a Rebibbia, in tanti istituti i detenuti hanno seguito i funerali del Papa sui televisori negli spazi comuni, allestiti per consentire a tutti di poter partecipare alla cerimonia a cui ha assistito tutto il mondo. "Ogni volta che entro in un posto come questo mi domando: perché loro e non io", aveva detto Francesco dieci giorni fa uscendo da Regina Coeli: una frase già entrata a far parte del suo testamento spirituale e che spiega la sua apertura al mondo delle carceri. A Roma alcuni detenuti hanno chiesto e ottenuto permessi speciali o familiari, proprio allo scopo di partecipare ai funerali in piazza San Pietro, dopo il parere positivo del tribunale di sorveglianza.
"Qui, nella sezione penale, c'era un silenzio mai sentito in tanti anni. L'istituto sembrava vuoto, sono state ore surreali", spiega un agente della polizia penitenziaria che lavora a Rebibbia, il quale racconta anche di una sala con un televisore dove un gruppo di reclusi assisteva imbracciando il rosario. Lo stesso posto era stato varcato dal pontefice lo scorso dicembre, per l'apertura della Porta Santa in un luogo laico, permettendo ai detenuti di accedere all'indulgenza plenaria e portando di fatto il Giubileo anche all'interno di un istituto di pena.
Adesso nella casa di reclusione di Verziano, a Brescia, c'è chi prega da lunedì scorso così come a Canton Monbello è stato recitato il rosario mentre in quasi in tutti gli istituti l'obiettivo è stato di garantire almeno un televisore in tutte le celle laddove non è stato possibile allestire spazi comuni.
"Appuntà, è finito tutto. Non penso che troveremo altri come lui", ha commentato con un agente un detenuto nella sezione penale Rebibbia, anche ricordando le richieste di indulto e amnistia più volte lanciate da Francesco, il quale ha sempre posto l'accento a mantenere alta la "speranza" da parte di chi vive "il vuoto affettivo e le restrizioni imposte". Da chi è recluso la sua battaglia contro il pregiudizio sembra essere stata recepita, quando dalle stesse sbarre si affacciano mani che pregano e poi si alzano per l'addio al Papa degli ultimi.
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