Dopo avere inventato il primo
microprocessore al mondo, ha orientato la sua ricerca verso la
coscienza. Federico Faggin, fisico di fama mondiale e
imprenditore, non si è fermato a quella che viene riconosciuta
come una grande rivoluzione scientifica. Da quasi 30 anni si
pone l'obiettivo di fissare un equilibrio tra la spiritualità e
la conoscenza. E attorno a questo tema per due giorni, il 28 e
29 aprile, si confronterà al teatro Politeama di Palermo con
studiosi di filosofia, divulgatori scientifici, esponenti del
mondo accademico, giuristi, magistrati, teologi. Al convegno,
che si svilupperà attorno al titolo "Coscienza e libero
arbitrio: i pensatori", interverrà anche il ministro dei Beni
culturali, Alessandro Giuli.
L'iniziativa è promossa da Ester Bonafede che modererà il
dibattito. "Tutto nasce - dice - da un rapporto personale con
Faggin e dall'idea che, nel momento in cui ci si concentra sulla
'produzione', non bisogna dimenticare l'essenza della
spiritualità. E per questo ci vuole qualcuno che spieghi
autorevolmente quale rapporto ci sia tra la realtà e lo spirito
che rappresenta una realtà ancora più profonda. Serve un nuovo
modello e lui lo sa interpretare".
Figlio di un professore di filosofia, Faggin si è formato
come fisico. Approdato da Isola Vicentina a Palo Alto, negli
Stati Uniti, con la sua invenzione ha cambiato il mondo. "Prima
di Faggin la Silicon Valley era semplicemente la valley", ha
testimoniato Bill Gates. Ma Faggin è andato oltre il perimetro
della scienza che, a suo parere, non è sufficiente a spiegare
l'esperienza soggettiva e per questo propone un nuovo paradigma
scientifico che dà significato all'universo". C'è, in questo
pensiero, una prossimità con la religione? La risposta viene da
Vito Impellizzeri, preside della Facoltà teologica di Sicilia, e
trae ispirazione da un passo della pastorale Gaudium et spes:
"La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell'uomo,
dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell'intimità".
Le riflessioni ispirate da Faggin potranno essere seguite,
con collegamenti da remoto, dagli studenti delle quattro
università siciliane (Palermo, Catania, Messina, Enna) e della
Lumsa.
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