"La fuga dei giovani dalle Marche è
un fenomeno che rischia di pregiudicare il futuro della regione.
Di fronte ai drammatici dati elaborati dalla Cna Marche, che
indicano una perdita di oltre 18 mila under 40 tra il 2023 e il
2024, la gran parte dei quali altamente qualificati, è urgente
rispondere con provvedimenti concreti e incisivi". A dirlo sono
i consiglieri regionali del Pd Manuela Bora e Fabrizio Cesetti i
quali, con un'interrogazione alla giunta regionale sottoscritta
da tutto il gruppo dem, sollecitano "interventi di carattere
economico, politico, culturale e sociale per invertire questa
preoccupante tendenza".
"Tra le motivazioni per cui i ragazzi marchigiani sono
portati a trasferirsi altrove - spiega Bora - vanno annoverate
la ricerca di migliori opportunità di lavoro, la mancanza di
contratti stabili, le bassissime prospettive di crescita che ci
sono nella nostra regione. A questo si aggiunga la volontà di
confrontarsi con altre esperienze formative, maggiori occasioni
di aggregazione sociale e nuovi stimoli culturali. I dati
pubblicati dalla Camera di Commercio ci parlano di una regione
che da ormai 25 mesi è ultima in Italia per saldo negativo
mensile del numero di imprese. Le Marche continuano a perdere
attività con picchi anche del -5,7%: una situazione che, se non
prontamente affrontata, avrà serie conseguenze sul tessuto
economico sociale della regione, soprattutto in termini di
occupazione".
"Le cose - aggiunge - non vanno meglio sul fronte della
formazione: i tagli operati dal governo Meloni sul Fondo del
finanziamento ordinario alle università, colpiranno il sistema
universitario delle Marche con una riduzione di oltre il 3%. Ciò
significa che i nostri atenei saranno costretti a rivedere e
riprogrammare le attività, con ricadute non solo sulla qualità
degli insegnamenti ma soprattutto sulla riduzione delle
assunzioni di giovani ricercatori e dottorandi, incentivando
così il fenomeno della fuga".
"Gli appelli a restare nelle Marche perché la qualità della
vita è migliore - afferma Cesetti - servono a poco e suonano
ipocriti alle orecchie dei giovani che dopo aver studiato e
spesso fatto decine esperienze lavorative precarie e poco
gratificanti, si ritrovano alla soglia dei trent'anni con quasi
nulla in mano, senza uno stipendio adeguato per costruirsi una
famiglia o progettare il proprio futuro; insomma, per trovare un
loro posto nella società. Se davvero si vogliono costruire le
condizioni affinché i giovani rimangano nelle Marche e
contribuiscano a far crescere l'economia e la cultura della
nostra regione, - conclude - è necessario scrivere un patto
generazionale che impegni istituzioni, imprese, scuole e
università a creare incentivi concreti per la tutela e la
valorizzazione dei nuovi saperi e delle energie di cui i ragazzi
sono depositari, affinché non vadano dispersi a beneficio di
altre regioni o addirittura di altri paesi all'estero".
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