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25 aprile: nipoti Meinhold, 'nostro zio salvato dai partigiani'

25 aprile: nipoti Meinhold, 'nostro zio salvato dai partigiani'

GENOVA, 26 aprile 2025, 14:17

Redazione ANSA

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Testo della resa di Villa Migone il 25 aprile 1945 a Genova - RIPRODUZIONE RISERVATA

Testo della resa di Villa Migone il 25 aprile 1945 a Genova - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Mio zio fu condannato a morte da Hitler per l'atto di coraggio di arrendersi e non distruggere il porto di Genova salvando la città, per aver sottoscritto l'atto di resa incondizionata nella mani dei partigiani, che lo arrestarono salvandolo nel contempo dai fanatici che volevano ucciderlo, è stato salvato dai partigiani per il suo gesto coraggioso". Così Wijko Meinhold, nipote del generale nazista Gunther Meinhold, comandante in capo delle truppe tedesche in Liguria che il 25 aprile 1945 nella sala di Villa Migone a Genova firmò la resa nelle mani dei partigiani, ricorda i fatti di cui fu protagonista suo zio a margine della visita a Genova del presidente della Repubblica Sergio Mattarella per celebrare l'80/mo anniversario dalla Liberazione.
    Mattarella durante il suo intervento dal palco ha ricordato l'atto di coraggio del generale Meinhold che "condannato a morte da Hitler come traditore - avrebbe poi scritto: 'era la sorte della città e quello che più contava la vita di migliaia di persone da tutte e due le parti che doveva starci a cuore.. La mia coscienza mi vietava di sacrificare ancora un sol uomo'. Il rischio che Genova finisse distrutta come Varsavia era sventato".
    "Mio zio era nella quindicesima divisione di fanteria dell'esercito tedesco in Russia fino al 1944, e operò negli stessi posti dove oggi c'è la guerra in Ucraina, poi fu nominato comandante a Genova", spiega Wijko Meinhold citando l'efficace opera di persuasione del cardinale e arcivescovo di Genova Pietro Boetto che portò alla resa delle forze naziste al Comitato di Liberazione Nazionale senza distruggere il porto di Genova come ordinato da Hitler. Meinhold negoziò segretamente per fermare la distruzione della città consegnando ai partigiani una mappa del porto con i dettagli delle cariche esplosive da rimuovere.
    "Mio zio non mi ha mai detto di aver salvato il porto di Genova dalla distruzione, non ha mai parlato della questione, nel 1951 quando siamo venuti in vacanza a Genova con il treno, ha tirato giù il finestrino guardando molto-molto lentamente la città, ha solo guardato ma non ha parlato, non ha detto una parola, penso sia solo una questione di modestia", dichiara la nipote del generale Marianne Doering.
    Terminata la guerra Meinhold fu internato in vari campi di prigionia e fu ascoltato come testimone al processo di Norimberga. Il 26 giugno 1947 fu definitivamente rilasciato e ritornò dalla sua famiglia a Hardegsen, vicino a Gottinga, dove morì nel 1979.
   

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