Quando un'atleta professionista sceglie di diventare madre nel pieno della sua attività agonistica lo fa sapendo che il ritorno alle gare non sarà semplice così come conciliare la vita d'atleta e quella di mamma.
Trasferte, partite, allenamenti, esigenze fisiche e pressioni psicologiche con l'arrivo di un bambino diventano uno sforzo importante, quasi proibitivo, che spinge molte atlete a posticipare la gravidanza a fine carriera. Sono così sempre più numerose le iniziative delle varie federazioni a sostegno della maternità.
Da quella della Wnba statunitense, la lega femminile americana, all'ultima in ordine di tempo, quella della Wta (il circuito del tennis femminile) che nelle settimane scorse ha annunciato l'istituzione di un programma per dare sostegno finanziario alle tenniste professioniste in maternità con il Pif, il fondo pubblico di investimenti dell'Arabia Saudita.
Il Pif Wta Maternity Fund Program - questo il nome completo - è rivolto alle giocatrici della Wta che finalmente riceveranno un congedo di maternità retribuito fino a 12 mesi e avranno accesso alle sovvenzioni per "allargare la propria famiglia". Il fondo offrirà vantaggi a più di 320 giocatrici ammissibili.
"Segna l'inizio di un cambiamento significativo nel modo in cui sosteniamo le donne nel tennis, rendendo più facile per le atlete perseguire sia le loro carriere che le loro aspirazioni di creare una famiglia. Garantire l'esistenza di programmi come questo è stata una mia missione personale e sono entusiasta di vedere l'impatto duraturo che avrà per le generazioni a venire", ha detto Viktoria Azarenka, rappresentante del 'Consiglio delle Giocatrici Wta' e mamma di un bambino di nome Leo.
Ma sempre più spesso, atlete e soprattutto ex atlete, sono costrette a rivolgersi a centri per la fertilità per esaudire il desiderio di maternità. L'idea che le donne non possano avere tutto, o peggio, che non abbiano la possibilità di provarci, è qualcosa che irrita la leggenda del tennis ed ex olimpionica Maria Sharapova.
Sebbene abbia concepito il figlio senza assistenza alla fertilità, Sharapova è una convinta sostenitrice dell'autonomia delle donne nel decidere quando e come avere figli. E' investitrice in Cofertility, un'azienda che offre servizi di fertilità come la fecondazione in vitro e il congelamento degli ovociti. "Come atleta professionista, il mio corpo era letteralmente affar mio", ha detto Sharapova in una intervista al Guardian, sottolineando che l'idea di investire nel congelamento degli ovociti è stato un modo semplice per lei di "attenuare la tensione del cosiddetto orologio biologico".
"Quando le donne hanno l'opportunità di gestire la propria carriera alle proprie condizioni congelando i propri ovuli, sbloccano una maggiore autonomia in tutti gli aspetti della loro vita", ha sottolineato. "Possono prendersi il tempo per trovare il partner giusto e formare una famiglia quando sono pronte finanziariamente ed emotivamente".
La quattro volte medaglia olimpica del bob Kaillie Humphries, ha ammesso di aver cominciato a pensare ad un figlio verso i 30 anni. Pensava che il suo corpo avrebbe collaborato, proprio come aveva fatto in tante altre circostanze, in gara. "Pensavo che il mio corpo fosse fantastico. Ho dato per scontato che quando avessi voluto avere figli sarei rimasta incinta subito. Ma non è stato così, nemmeno lontanamente", ha ammesso al Guardian. E con il marito, il collega bobbista Travis Armbruster, "siamo passati direttamente alla fecondazione in vitro". "È stato molto più difficile di quanto pensassi", ha dettoa proposito delle sfide che ha dovuto affrontare per tornare in pista dopo aver dato alla luce suo figlio Aulden a giugno. Ma la sfida più grande l'ha vinta, a prescindere.
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