Eliodoro e il sacerdote Onia di
Giambattista Tiepolo, la Dama delle licnidi di Peter Paul Rubens
e un'Allegoria della Speranza di Alessandro Turchi, unica opera
sopravvissuta di un ciclo di tele dell'artista: sono tra le
opere salvate ospitate in un focus speciale della mostra
''Fascismo resistenza libertà, Verona 1943 - 1945''. Ospitata
al Museo di Castelvecchio fino al 27 luglio 2025, è curata da
Andrea Martini, Federico Melotto, Marta Nezzo, Francesca Rossi,
e ripercorre la storia politica, socio-culturale ed artistica
della città nel biennio tra il 1943 e il 1945.
Come evidenzia la curatrice Francesca Rossi, Direttrice dei
Musei Civici di Verona, "la mostra è
frutto di un progetto corale curato da storici e storici
dell'arte, con il supporto di un comitato
scientifico internazionale". E come sottolinea l'assessore alla
memoria del Comune di Verona,
Jacopo Buffolo, "La ricorrenza degli ottant'anni dalla
Liberazione dal Nazifascismo (1945-2025)
ci consegna l'opportunità di riflettere sulla storia della
nostra città nel biennio che l'ha vista teatro di occupazione,
deportazioni e bombardamenti, ma anche resistenza e
ricostruzione''.
La mostra si tiene a Castelvecchio, nello stesso luogo che fu
teatro del congresso del partito
fascista repubblicano, proprio in quella sala dove si svolse il
processo ai gerarchi fascisti
"traditori" del Gran Consiglio, un episodio che sottolinea il
drammatico passaggio dalla dittatura
alla rinascita democratica.
Attraverso fotografie, molte delle quali inedite, documenti -
tra cui, in originale il verbale della
celebre seduta del Gran Consiglio del fascismo del 24-25 luglio
1943 - dipinti, sculture e
disegni, filmati d'epoca provenienti dall'Archivio Luce
Cinecittà e un allestimento
multimediale e interattivo che permette al visitatore di
riscoprire il Museo com'era in passato,
la mostra racconta questa parte di storia, centrale del nostro
paese. Il percorso espositivo
restituisce attraverso delle isole multimediali e dei punti
narrativi, le voci di alcuni protagonisti
delle vicende storiche, personaggi noti a livello nazionale come
il genero di Mussolini, Galeazzo
Ciano, e meno noti come il nazista Friedrich Boβhammer, che da
Verona regge le fila delle
deportazioni degli ebrei, Rita Rosani, ebrea e partigiana morta
in battaglia nel 1944 e
l'antifascista e scultore Vittore Bocchetta, offrendo al
pubblico un'esperienza autenticamente
immersiva.
Gli spazi della Sala Boggian, luogo simbolo del Museo e della
città, originariamente utilizzata per
i grandi concerti e poi bombardata nel 1945 e ricostruita nel
dopo guerra, ospitano inoltre per la
prima volta un focus sulla mostra dedicata all'arte salvata che
si tenne nel 1947 in queste stesse
sale e curata da Antonio Avena, allora direttore dei Musei e
Gallerie d'Arte di Verona. Una
mostra simbolo della ricostruzione di Verona, in cui vennero
esposte le opere messe in salvo
durante gli anni della guerra e successivamente recuperate dal
territorio; un vero risarcimento
alla popolazione ferita dal conflitto, realizzato grazie al
coraggio dei cittadini e delle istituzioni
volto a preservare e proteggere il patrimonio artistico della
città.
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