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Terra dei Fuochi, nuovo studio rileva picchi veleno nelle piante

Terra dei Fuochi, nuovo studio rileva picchi veleno nelle piante

Saggio Shro e Federico II: 'Anche in zone finora non inquinate'

NAPOLI, 22 aprile 2025, 16:07

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Un nuovo studio scientifico ha rilevato livelli allarmanti di elementi tossici nella Terra dei Fuochi in Campania - un'area che registra uno dei più alti tassi di incidenza di tumori in Europa - anche in zone finora ritenute non inquinate.
    La ricerca, pubblicata su Science of the Total Environment, ha utilizzato un muschio (Scorpiurium circinatum) come bioindicatore rilevando un accumulo di alte concentrazioni di arsenico, mercurio, piombo e altri elementi potenzialmente tossici sia in un sito industriale sia in un'area rurale della Campania. Questi risultati giungono sulla scia di una recente sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (Cedu) che ha condannato l'Italia per la cattiva gestione della Terra dei Fuochi, riconoscendo un rischio "imminente" per la vita della popolazione.
    Lo studio è stato condotto da un team dell' Università di Napoli Federico II in collaborazione con la Sbarro Health Research Organization (SHRO) della Temple University di Philadelphia. I ricercatori hanno impiegato 'moss bags', ovvero sacchetti contenenti campioni del muschio capaci di assorbire gli inquinanti dell'aria, posizionandoli in sei punti di due aree campione in Campania. Una delle aree era il bosco della Reggia di Carditello, una tenuta non urbanizzata con presenza umana minima; l'altra era una zona industriale nel comune di Giugliano in Campania, uno dei luoghi simbolo dello smaltimento illegale di rifiuti. Come metro di paragone, è stata scelta una località montana isolata (il Monte Faito) priva di fonti inquinanti. I sacchetti di muschio sono stati esposti per 21, 42 e 63 giorni, dopodiché i campioni sono stati analizzati per sette elementi tossici: arsenico, cadmio, cromo, rame, mercurio, piombo e antimonio; si è passati all'analisi anche degli eventuali danni cellulari e stress ossidativo nei tessuti vegetali.
    I muschi prelevati a Carditello e a Giugliano hanno assorbito quantità significative di inquinanti, mentre i campioni di controllo del Monte Faito sono rimasti praticamente puliti. Dopo sole tre settimane di esposizione nei siti della Terra dei Fuochi, il muschio conteneva già concentrazioni rilevanti di contaminanti: ad esempio l'arsenico ha raggiunto circa 2,2 mg per kg di tessuto, il rame 17 mg/kg e il mercurio 0,06. Tali livelli, si afferma nello studio, sono risultati sufficienti a innescare reazioni biologiche nel muschio, tra cui stress ossidativo, attivazione delle difese antiossidanti e danni ultrastrutturali osservabili nelle cellule.
    Un dato cruciale emerso dallo studio condotto da Shro e Federico II è che il grado di contaminazione e di danno biologico nel muschio è simile in entrambe le aree prese in esame, nonostante una sia un'area verde poco antropizzata e l'altra una zona industriale. Ciò significa che i fumi tossici dei roghi di rifiuti non restano confinati nei pressi delle discariche abusive, ma si disperdono ampiamente nell'ambiente. Come sottolinea la dottoressa Adriana Basile, coautrice e corresponding dello studio: "Non c'è alcun luogo preservato e sicuro per l'ambiente e la salute umana nell'area colpita. In altri termini, perfino le località apparentemente "pulite" risultano ormai compromesse dalla contaminazione diffusa". A ribadire l'impatto della ricerca condotta è la dottoressa Iris Maria Forte, non la sua prima volta su Terra dei Fuochi dato che già in passato ha partecipato al progetto Veritas della Shro.
    Sul punto la dottoressa Forte ha tenuto a precisare: "Questo studio fornisce una conferma sulla gravità dell'inquinamento e la necessità di un'azione immediata". Le implicazioni di questi risultati vanno oltre la sfera ambientale e toccano direttamente la salute pubblica, in linea con l'approccio One Health. One Health riconosce che la salute umana è strettamente interconnessa con la salute degli ecosistemi e degli animali.
    Dimostrando che persino la vita vegetale subisce effetti tossici, lo studio mette in luce un effetto domino attraverso l'ecosistema. Se un muschio stazionario - si sottolinea - può accumulare veleni e mostrare segni di sofferenza biologica nel giro di poche settimane, si può immaginare l'esposizione cronica subita dai residenti nell'arco di anni o decenni. Gli autori evidenziano che i danni osservati nel muschio "riflettono il potenziale rischio sanitario" per la popolazione locale esposta quotidianamente a questi fumi tossici, sottolineando la necessità urgente di interventi di risanamento per mitigare questa "enorme questione sociale e sanitaria".
   

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