Puntano allo sconto di pena Ali
Mohamed Ali Abdelghani, detto Bob, e Ahmed Gamal Kamel
Abdelwahab, detto Tito, i due datori di lavoro di Mahmoud
Abdalla, l'egiziano di 19 anni che era stato trovato senza testa
e senza mani a luglio 2023 al largo di Santa Margherita Ligure.
I due erano stati condannati all'ergastolo con isolamento
diurno. Gli avvocati Salvatore Calandra, Fabio Di Salvo, Elisa
Traverso e Massimiliano Germini hanno fatto appello chiedendo
l'esclusione delle due aggravanti: la premeditazione e i futili
motivi. In questo modo potrebbero chiedere il rito abbreviato e
avere una riduzione della pena. L'udienza davanti alla corte
d'assise d'appello è fissata per il 15 ottobre.
Secondo quanto scritto dai giudici nelle motivazioni della
sentenza di primo grado, due avrebbero ucciso per "vendetta" e
cioè "per impedire alla vittima di esercitare un suo giusto
diritto" perché voleva affrancarsi "dalla situazione di
sfruttamento in cui aveva vissuto esercitando il proprio diritto
di denunciare le ingiustizie subite".
Per i magistrati l'omicidio sarebbe stato commesso da
entrambi gli imputati. "Gli elementi di fatto acquisiti nel
corso del dibattimento depongono per un'azione concertata,
minuziosamente programmata e preordinata nei suoi dettagli,
anche relativi alla soppressione del cadavere". Il ragionamento
seguito dalla corte aveva confermato l'impianto accusatorio
della pm Daniela Pischetola e dei carabinieri del nucleo
investigativo di Genova coordinati dal colonnello Michele
Lastella. Secondo i giudici a colpire materialmente il ragazzo
era stato Tito mentre però lo teneva fermo Bob. L'omicidio del
giovane barbiere era stato abbietto: "i motivi che hanno animato
entrambi gli imputati - sempre i giudici - sono espressione di
un sentimento spregevole, vile, ignobile: tale, insomma, da
destare un profondo senso di ripugnanza in ogni persona di media
moralità".
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