Un nuovo meccanismo molecolare
che collega le malattie neurodegenerative, come la malattia di
Alzheimer, alla resistenza insulinica e al diabete mellito di
tipo 2. E' quanto ha svelato una ricerca, pubblicata sulle
pagine della rivista Lancet eBioMedicine, realizzata dal gruppo
di ricerca guidato dal prof. Antonio Brunetti, docente ordinario
di Endocrinologia dell'Università Magna Græcia di Catanzaro.
"Le tauopatie, tra cui l'Alzheimer - è spiegato in una nota
dell'ateneo catanzarese - sono caratterizzate dall'accumulo
della proteina tau nei neuroni, un processo che conduce al
progressivo declino delle funzioni cognitive. Diverse evidenze
scientifiche hanno già suggerito una correlazione tra queste
patologie e condizioni metaboliche come il diabete di tipo 2,
ipotizzando l'esistenza di basi genetiche condivise. Il team
catanzarese ha approfondito il ruolo della proteina nucleare
Hmga1, definita un vero e proprio 'interruttore biologico', per
la sua capacità di regolare l'espressione del gene del recettore
dell'insulina. Studi precedenti dello stesso gruppo di ricerca
avevano già identificato una variante genetica specifica,
denominata rs146052672, associata a una ridotta produzione di
Hmga1 e a un aumento del rischio di diabete e disturbi
metabolici. Nel nuovo studio i ricercatori dimostrano che bassi
livelli di Hmga1 portano a una eccessiva produzione della
proteina tau. L'effetto è stato osservato in modelli
sperimentali in vitro, in vivo e in una coorte di pazienti
affetti da demenza. In assenza di Hmga1, infatti, la proteina
tau tende ad accumularsi nel cervello, contribuendo alla
neurodegenerazione. "Questi risultati - ha dichiarato Brunetti -
ci portano a un nuovo modello patogenetico che chiarisce non
solo il legame tra diabete e Alzheimer ma anche le basi
molecolari comuni che uniscono queste due malattie. Comprendere
il ruolo di Hmga1 potrebbe aprire la strada a nuove strategie
terapeutiche, utili tanto nel trattamento del diabete quanto
nella lotta contro le malattie neurodegenerative". Lo studio è
il frutto di una collaborazione multidisciplinare tra
ricercatori dell'Università Magna Græcia di Catanzaro e altri
centri di ricerca italiani ed europei, e rappresenta un passo
avanti nella comprensione dei complessi intrecci tra metabolismo
e neurodegenerazione.
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